PIGAFETTA: UN VICENTINO ALLA “CORTE” DI MAGELLANO

di Wally Massimo

22 Febbraio 2024

Di Antonio Pigafetta si sa poco in senso biografico.

Si sa con certezza che è nato a Vicenza nel 1492. Certo un anno importante in cui nascere, nello stesso anno Cristoforo Colombo scopriva l’America!

Ma lui sarà protagonista di un’altra impresa stupefacente: la prima circumnavigazione del globo terracqueo.

Fra il 1519 e il 1522 Pigafetta ne fu secondo protagonista in qualità di relatore di un diario di viaggio che aveva come grande protagonista Ferdinando Magellano. Però il manoscritto di questa “Relazione del primo viaggio intorno al mondo” venne smarrito e fu ritrovato solo nel 1797, altra data significativa: la caduta della Serenissima.

Circa dieci anni prima di iniziare questa impresa Magellano era entrato in possesso di una carta geografica che mostrava la presenza di un passaggio dal Rio della Plata all’Oceano Pacifico. Lui, caparbio, si convinse di poter trovare una via per l’Asia più breve di quella intorno all’Africa. Questa scoperta sarebbe stata molto vantaggiosa per la Spagna, dal momento che era stata esclusa dalla corsa alle pregiate spezie.

Il trattato aveva sancito il controllo dell’emisfero orientale al Portogallo. Ma era dibattuto se le Molucche, miniere di spezie, fossero sotto il dominio portoghese. Per Magellano erano nella sfera di influenza spagnola. All’epoca era comunque difficile tracciare una linea di demarcazione fra le due zone di influenza, quella orientale e quella occidentale. Magellano che era stato licenziato con disonore dalla Corona portoghese, era convinto che le Molucche fossero nell’area spettante alla Spagna e quindi, sostenuto dall’astronomo Rui Faleiro, pure lui portoghese in disgrazia in patria, offrì i suoi servizi all’imperatore Carlo I (Carlo V nel Sacro Romano Impero). Cambiò anche il suo cognome da Fernão de Magalhães in Ferdinando da Magallanes. A loro l’impresa avrebbe fruttato la quinta parte dei proventi della spedizione e i loro eredi sarebbero stati nominati governatori delle terre scoperte.

La flotta era composta da cinque navi conosciute con il nome di “Caracche”. Erano al comando di un intrepido navigatore portoghese alle dipendenze dei Sovrani di Spagna. Pigafetta racconta che, trovandosi a Barcellona nel 1519, venne a sapere che Magellano si stava preparando ad una spedizione ed essendo il vicentino ansioso di conoscere il mondo chiese ed ottenne il permesso di partecipare alla spedizione.

All’epoca Pigafetta aveva 27 anni e Magellano 39. La flotta partì da Siviglia con 234 uomini il 10 agosto dello stesso anno diretta verso le Canarie, costeggiando poi l’Africa fino all’Equatore poi.

Ma già alla partenza il re del Portogallo Manuele I cercò di sventare questo tentativo di trovare una via alternativa all’Oriente. Dopo essere arrivati all’Equatore navigarono verso le coste del Brasile e precisamente Rio de Janeiro dove si fermarono per fare provviste riuscendo anche a relazionarsi amichevolmente con gli indigeni antropofagi che avevano incontrato. Dopo essere scampati all’ammutinamento di un capitano e un gruppo di marinai malcontenti, continuarono ad esplorare la costa. Tutto questo ritardò il proseguimento del viaggio e si stava avvicinando l’inverno australe. E così dopo settimane di infruttuose ricerche del passaggio verso il Pacifico, da Rio de la Plata, Magellano decise di trascorrere l’inverno in Patagonia. Le razioni dovettero essere tagliate, perché scarseggiavano le scorte. Ci fu un nuovo

ammutinamento e due dei comandanti furono giustiziati. Una nave venne mandata in avanscoperta, ma naufragò. Per fortuna l’equipaggio si salvò e via terra tornò da Magellano.

A ottobre le quattro navi superstiti ripartirono ed esaminarono tutte le bocche dei fiumi fino a Capo delle Vergini il 21 ottobre. Due navi andarono di nuovo in avanscoperta e tornarono con l’agognata notizia di aver trovato il passaggio a ovest. Prima di ripartire Magellano diede la possibilità di seguirlo o no ai comandanti delle navi. Una nave decise di tornare in Spagna. Le tre navi rimaste attraversarono il passaggio oggi noto con il nome di Stretto di Magellano.

Ricordo ancora la grande emozione provata anni or sono quando ho attraversato lo Stretto su una grande imbarcazione che ripercorreva il tragitto che fece Magellano quando scoprì il passaggio. Magellano pensava di approdare alle isole delle Spezie in un mese, purtroppo dopo un mese e venti giorni in alto mare scorse solo due isolotti disabitati, la maggior parte degli equipaggi si ammalò di scorbuto e i viveri erano pochi e contaminati da escrementi di topi. Diciannove uomini morirono durante la traversata. Il 6 marzo 1521 arrivarono alle Isole Marianne dove si rifornirono di provviste e continuarono il viaggio fino alle Filippine e precisamente Homonhon, il 16 marzo. Erano rimasti 150 uomini su 234. L’interprete di Magellano conosceva la lingua di Homonhon e così ci fu uno scambio di doni con il re di Limasawa, che poi accompagnò fino all’isola di Cebu, dove riuscirono a convertire il re e i suoi sudditi al cristianesimo. Però quando l’isola fu sottomessa alla Corona spagnola ci fu una rivolta nella vicina isola di Mactan. Magellano usò la forza per conquistarla e convertirla al cristianesimo, ma quando sbarcò la mattina del 27 marzo 1521, venne ucciso dagli uomini del capo dell’isola Capu-Lafzu nella battaglia di Mactan. Non passò molto e il re di Cepu rinnegò il Cristianesimo e ordinò di uccidere gli spagnoli. Trenta di questi persero la vita.

Gli spagnoli affondarono una nave perché gli uomini non erano sufficienti per governarne tre. Prese il comando il capitano Juan Sebastian Elcano e fuggirono verso il Borneo e rimasero 35 giorni nel Brunei.

Ma ora quale doveva essere la via del ritorno?

Entrambe le vie verso est o verso ovest erano insidiose per i nemici che potevano incontrare. Alla fine solo una nave, la Victoria optò per tornare verso ovest e così solo lei riuscì a tornare a Siviglia, il 6 settembre 1522. La durata dell’intero viaggio di circumnavigazione fu di due anni, 11 mesi e 17 giorni. A bordo della Victoria, compreso il comandante Juan Sebastian Elcano, c’erano solo 18 uomini denutriti ed ammalati. Tra questi c’erano due italiani, Antonio Pigafetta, il diarista, registrato come Antonio Lombardo (Lombardo cioè proveniente dalla Longobardia così come veniva chiamata allora tutta l’Italia del nord) e Martino de Judicibus. La “Relazione del primo viaggio intorno al mondo” di Pigafetta fu pubblicata nel 1524 in italo-veneto, perché la lingua madre di Pigafetta (vicentino) era la lingua della Serenissima.

Nella relazione egli si soffermò in particolare sulla descrizione dettagliata dei popoli e tribù con i quali ebbero contatti nel corso del viaggio e descrisse l’aspetto esteriore e i loro usi e tradizioni, le credenze religiose e la lingua che usavano per comunicare tra di loro.

Riportando la morte di Magellano scrisse: “Subito ci furono addosso con lance di ferro e di canna e con quelli sui terciadi, fin chè lo specchio, il lume, il conforto e la vera guida nostra ammazzarono”.

Fu dimostrato definitivamente che la terra aveva una forma sferica. Una copia manoscritta in italiano venne smarrita e fu poi ritrovata nel 1797.

Oggi è ritenuta una delle più importanti documentazioni sulle grandi scoperte geografiche del Cinquecento. Se dovessimo fare un paragone fra l’impresa di Magellano e un’impresa dell’età moderna dovremmo pensare allo sbarco sulla Luna, dove le due potenze antagoniste furono il Portogallo e la Spagna invece di Stati Uniti ed Unione Sovietica. Finalmente si conobbe

l’esatta dimensione della Terra e da qui iniziò l’apertura di nuove rotte. Fu Magellano a coronare il sogno di Cristoforo Colombo. L’apporto di Pigafetta fu molto importante anche perché era un profondo studioso di matematica e astronomia e in Spagna frequentò molti cartografi.

A Vicenza si può ammirare la bellissima facciata di Casa Pigafetta, un palazzo di circa 600 anni. L’interno non è visitabile.

Presso Campo Marzio si trova inoltre un busto a lui dedicato.

Sempre a Vicenza il liceo classico linguistico e musicale è a lui intitolato fin dal 1807.